Paris toujours: la vigilia di Natale

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Ed eccoci alla parte “a rischio”: le festivitĆ . Premesso che io il senso del Natale non l’ho mai posseduto e quello piĆ¹ bello in assoluto l’ho passato in piedi su un pick-up, zigzagando fra le dune del deserto dello Yemen…ok, ciĆ² premesso, E’ COMUNQUE LA VIGILIA DI NATALE, tutti corrono come dei pazzi per comprare regali e leccornie, stasera saranno riuniti intorno a un tavolo, la cena, l’albero illuminato, la gioia dei bimbi..e blablabla, la migliore oĀ  peggiore retorica nataliziaĀ  ĆØ davanti a me, pronta a rattristarmi in queste fatidiche ore.

E io tiro fuori i miei antidoti piĆ¹ potenti: bellezza e…gola! Pronti, si parte, destinazione rue Lepic, per me una delle vie piĆ¹ golose di Parigi. Parte dal Moulin Rouge e in leggera salita si snoda in una serie di negozi da perdere la testa, fino a Montmartre. Il primo, che pregusto da giorni, ĆØ la pasticceria Les Petits Mitrons, al n 26: per me ci sono le migliori torte della cittĆ ! Faccio una premessa, io detesto lo zucchero e qui ho trovato torte poco dolci ma divinamente buone. La palma va a quella con le tre susine: rosse nere e le piccole gialle Mirabelle, racchiuse in una pasta frolla divinamente croccante. Scoperto per caso, ogni volta mi porto in Italia torte intere che poi a casa mi centellino. La seconda volta, sorridente e trionfante, ho detto alla padrona, nel mio francese imperfetto ma volonteroso:”Lo sa, sono tornata apposta dall’Italia per mangiare ancora le sue torte”. Ciglio inarcato, nessun sorriso, risposta “Ah beh, c’ĆØ gente che viene apposta dall’Australia!” Ma che simpatici, questi parigini.Ā  Adesso, all’ennesima volta che mi vede, la signora mi parla e sorride, wow!!! Da perdere la testa anche le quiche. Posto piccolissimo, spesso c’ĆØ la fila, ma merita!

Proseguendo, mi fermo al negozio di pesce, Pepone Poissonerie, un trionfo di crudo esposto benissimo, ma non mi vedo a mangiare le ostriche nella mia camera sui tetti…e ripiego su una buonissima tarama al wasabi, che mi seguirĆ  a Milano, per una cena da amici. Continuo la mia passeggiata, attratta da una serie di sfiziose cremine al caramello., 9 euro tre minuscoli barattoli, ma vabbĆØ, a Parigi ho deciso di essere ricca, almeno questi tre giorni. Ciliegina sulla torta -anzi sulle torte che ho comprato – adocchio una tour Eiffel di metallo fucsia: mia!

Il pomeriggio lo passo a occhi bocca e cuore spalancati guardando la mostra di Elsa Schiaparelli, Shocking. Dedicata al rosa shocking., il mio colore preferito. Persona eccezionale lei, eccezionale la Mostra. Come tutte quelle che ho visto al MusĆØe des Arts Decoratifs, del resto. Peccato sia finita, ma di sicuro la prossima, in programma ad aprile,Ā  sarĆ  bellissima.

Esco dal Museo, trovo una signora italiana che mi dice di essere terrorizzata dalla metro parigina, perchĆØ qui sparano, la guardo un po’ interdetta, e lei ribadisce che gira solo col taxi. Prendo la pericolosissima metro e mi immergo nel mondo a parte che ĆØ l’Ile Saint-Louis. Passi il ponte, lasciandoti alle spalle Notre Dame ed ecco la quiete e l’eleganza de l’Ile. Qui il turismo di massa raramente arriva, le strade sono piccole, i negozi interessanti. Cerco la mia enoteca di fiducia, una volta sono stata in una casa con due amiche e qui ci rifornivamo del nostro champagne serale. Eccola, Nicolas,Ā  Rue Saint-Louis en l’Ile 64, gestore affabile, mi faccio consigliare, devo fare un regalo a una persona a cui tengo molto, mi consiglia Champagne de Venoge Cordon Bleu, che mi dice essere il top fra i piccoli produttori, a volte piĆ¹ interessanti delle grandi marche. Una bottiglia grande e una piccola per me, ho giĆ  deciso che sul treno di ritorno, il giorno di Natale, pasteggerĆ² a champagne. Ho anche portato una bellissima flute, di plastica dura, rosa. Tres chic! Passiamo ai formaggi, qui davvero posso lasciarci il cuore. C’era una volta a Parigi un mitico ristorante, Androuet,Ā  (ora ĆØ rimasto solo il negozio di formaggi, a un altro indirizzo) dove si percorreva la “route des fromages”, una quindicina di assaggi partendo dai piĆ¹ miti e morbidi per arrivare al trionfo dei bleu, degli erborinati, di quelli di fossa, avvolti in foglie di vite…in un crescendo di “puzza” che per me era meglio dello Chanel n 5. La piĆ¹ grande soddisfazione, col mio ragazzo di allora, la ebbi la sera che arrivarono Enrico Maria Salerno e la sua fidanzata Kessler, non ricordo quale gemella, e furono rimandati indietro perchĆØ non avevano prenotato. E noi si!!!! Il mio formaggiaio, luci accese, deserto. Quando sto per rinunciare, con la lacrimuccia, arriva tranquillo. Ma..pensavo fosse chiuso… e lui: scusi, ma non ha visto la luce?? Ok, colpa mia! Ma un cartello con “torno subito” no, eh? Qui mi pare di stare in un piccolo paese. Comunque il negozio si chiama La Ferme Saint-Aubin, al 76 della stessa rue del vinaio, e chi ama i formaggi qui perde la testa! Non so cosa mi abbia dato ma il mio imperativo era: capra,Ā  i piĆ¹ stagionati e i piĆ¹ puzzolenti! Sono uscita con un microscopico pacchetto e 23 euro in meno. Ma tanto sono ricca, no? Almeno fino a domani. Ancora a spasso, mi attirano delle piccole bottiglie di vino di plastica, con bicchiere annesso, e la dicitura “Petit Voyage”. Io con la bottiglia di plastica, manco ad Abbiategrasso, ci vado!!!! Domani, Natale, stapperĆ² la mia demi bouteille di champagne! Ma adesso urge decidere dove fare la cena della vigilia, per la strada ormai non c’ĆØ piĆ¹ nessuno e piove. Mi infilo in una minuscola creperie, accolta da un cingalese. Un solo tavolo occupato, una coppia molto anziana, lei orientale, lui capelloĀ  lungo grigio. Un artista? Mi perdo nei loro discorsi, non avendone di miei. Mangio bene,Ā  zuppa di cipolle, una crepe sarrazine con roquefort, noci e insalata, un bicchiere di rosso. Siamo a due passi da Notre Dame, spendo pochissimo, 22 euro. Dove? La Sarrasine, rue Jean du Bellay 12, sempre all’Ile St-Louis.

Mi perdo nelle luminarie, la vigilia ĆØ passata. Domani ĆØ Natale.