Eat & Love part 6, in mare!

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Per anni abbiamo girato il mondo con la nostra barca, un motoscafo cabinato che ci ha permesso di scorazzare per  lungo e per largo in tutto il Mediterraneo..il nostro a volte lo ha usato anche come taxi, preferendolo all’aereo per spostamenti di lavoro. Con una banda di amici, e marinai uno più pazzo dell’altro, abbiamo passato estati magiche, notti intere sul ponte a ridere di nulla, avventure in cui la barca ha pensato di rompersi nei luoghi più disparati e nei pezzi della medesima che noi nemmeno sapevamo esistessero….traversate da un continente all’altro di dieci ore accompagnati dai delfini. In una parola, LIBERTA’.

Mi ricordo una volta, eravamo ormeggiati nel porto di Pantelleria,  il nostro torna a bordo dopo un giretto sul molo “C’è quello della barca in fondo che ha un frigo pieno di pesce, dice che in Tunisia si pesca benissimo….PAUSA.  Andiamo???”

Risposta in coro: Siiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii!!! Ma eravamo sei ed avevamo solo due passaporti, un po’ pochi in verità. Ma…nulla è impossibile! Viene convinta un’amica di Roma, che aveva le chiavi di casa di due di noi, ad andare a recuperare i passaporti, prendere il primo aereo, aliscafo, barca a remi ecc ecc e raggiungerci! La sera dopo è lì e la mattina, all’alba, partiamo. Senza troppa convinzione, mettiamo un filo a traina e rallentiamo: stiamo per arrivare in Tunisia. A un certo punto, miracolo, abbocca una cernia di 24 kg! Tirata a bordo, il problema urgentissimo: che famo???? Siamo in acque tunisine ed è proibitissimo pescare senza permesso!!! Panico e dubbi, finchè il nostro si pronuncia: o me la levate di lì entro cinque minuti, o la ributto in mare! Bene, nel giro di un quarto d’ora era pulita, sfilettata e messa al sicuro in freezer. Non mi ricordo se abbiamo pescato quella volta, ma mi ricordo la nostra cucina da campo. Tanto per fare un po’ più di casino, ci eravamo comprati un fornello da campeggio, un megapentolone e cucinavamo sul molo. Sapete quante persone si sono fermate, pensando che fossimo un ristorante???? Avremmo potuto diventare ricchi, prendendo le prenotazioni! Ovviamente gli uomini, capitanati da Mr Lustrini, cucinavano indossando la djellaba tunisina. Noblesse oblige.

Il cibo era il protagonista delle nostre giornate, anche quando non mangiavamo. Una volta abbiamo preso a noleggio una macchina, sempre in Tunisia, per farci un giro nei dintorni. Tutti stipati all’inverosimile, scendiamo e il nostro, distratto, chiude con forza la portiera. Peccato che dentro ci fossero ancora i ditini della fanciulla che ci aveva portato i passaporti. Di farmacie nei pressi neanche l’ombra e quindi l’abbiamo curata con impacchi di ghiacciolo alla fragola!

La cena, in barca, era sempre argomento di grande discussione. Con quotidiani scontri fra me, che avrei privilegiato la cucina semplice e salutista e un amico di allora, che faceva risotti con chili di burro e metteva nel sugo di pomodoro zucchero e burro… sceglieva sempre menu tipicamente da barca, come conigli in umido, stracotto con chili di cipolle. In più, doveva sempre rientrare in porto nell’ora più bella della sera, perché gli mancava SEMPRE  un ingrediente per i suoi sofisticatissimi e da me detestati piatti. Da anni non abbiamo più né la barca né l’amico. Il colesterolo ringrazia.

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