Tu sei bella anche se non ridi*, un racconto per San Valentino

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ā€œSei troppo bella. Quando finisce ‘sto casino vengo a prenderti e ti porto al mareā€.Ā 

Il messaggio ti arriva cosƬ, dal nulla, dopo anni di igienica amicizia virtuale, mentre stai cercando di dare un senso al tema di Paolo di 3A. Quella notte te lo sei addirittura sognato. Non Paolo, e nemmeno le lettere dal fronte del suo tema. La scuola hai smesso di sognarla quasi subito, forse per difesa, ti sei raccontata. ƈ il tizio del messaggio che hai sognato, un vecchio compagno delle superiori. Tu indossavi un prendisole a fiori e un enorme cappello di paglia, lui una ridicola camicia hawaiana e dei pantaloncini rosa. Perfino nei sogni i maschi sono incapaci di attenzione ai dettagli, dovresti interrogarti anche su questo, non fosse mai che questa stupida quarantena ti faccia risvegliare freudiana, che pensiero ridicolo.Ā 

Poi il pezzo di torta alle carote cotta male, che ti ostini a far rientrare nelle ā€œtorte fatte in casaā€ consentite dal tuo nutrizionista, cade nella tazza di schianto lanciando macchie di caffellatte mezzo freddo tutto intorno.

Rimani come ipnotizzata da quella pioggia appiccicosa.

Lui arrivava con una Ritmo grigia, che a pensarci tu non eri mai salita su una Ritmo, per tanti anni, invece, su una Duna sƬ, perĆ², al ritorno da scuola, che stavi nel bagagliaio con la tua migliore amica, girate all’indietro fingendo di guidare su eĀ giĆ¹Ā per le colline, cheĀ capitavaĀ ancora che di tanto in tanto, trent’anni dopo, vi chiedeste ridendo se foste mai state piĆ¹ felici di allora.

Da una macchia di latte si potevano disegnare delleĀ forme geometriche e poi deformarle e con delle linee gustose unirle tutte fra loro.Ā 

Scendevate da una strada ripida sicuramente ligure, non sapeviĀ perchĆ© ma nel sogno pareva ovvio, e tu ti sentivi Grace Kelly con gli occhialoni e il foulard, in sella a quella vecchissima Fiat ai mille all’ora verso il mare.

Cazzo perĆ². PerchĆ© hai fatto un sogno cosƬ ridotto?Ā PerchĆ© lui non era vestito di bianco e non aveva una Sunbeam Alpine blu zaffiro del 1954? ƈ una cosa che ti provoca un fastidio quasi fisico, in un qualche punto della pancia.

Ti volti a guardare alla finestra, hai esaurito tutto il latte sul tavolo,Ā ogni vetro ĆØ un quadro e tutti insieme formano una pala d’altare che siĀ intitolaĀ “Natura incontaminata di un altro Autunno e Inverno buttati nel cesso e cosƬ sia per la Primavera e Dio solo sa fino a quando”. ChissĆ Ā com’era quandoĀ l’aria si potevaĀ respirare,Ā cantava Silvestri dalla radio.

ā€œPensi ancora forte al mare?ā€.Ā 

Rieccolo.Ā 

ā€œCredo di aver sognato la tua lingua nella mia bocca in riva al mareā€

No, questo cancellalo. Non essere sciocca. Non essere frivola. Che in fondo a un milione di kilometri da qui vive l’uomo della tua vita. Che magari sta pensando a te adesso. Ecco, allora scrivi questo, ma alla persona giusta: “Amore, non ĆØ che mi stavi pensando e stavi per scrivermelo?”

Ma no, che senso ha. Tanto la persona giusta che ti sta pensando non te lo scrive mai. ƈ sempre cosƬ indaffarato, povero Amore, sta lavorando, mica passa il suo tempo a guardare il sole e dipingere pezzi di legno in giardino. In fondo lo ami anche per questo, hai sempre detto alle tue amiche.

Che poi te lo ricordi, invece, il tizio dei messaggi?

Dalle foto su Facebook sembra ancora carino, con la stessa pelle morbida, i fianchi fini, pare che il tempo non abbia avuto un grande vanto su di lui. D’altro canto ĆØ stato generoso anche con te, dai, che hai ancora gli zigomi pieni e le tette morbide e gli sconosciuti ti danno ancora del tu. Forse ve lo meritate voi figli degli anni ’80, che giĆ  ĆØ un miracolo che siate ancora vivi dopo, tutte quelle merendine, gli scambi di caramelle masticate, i film Disney, la musica di merda, il Crystal Ball, i pigiama party e la netta consapevolezza che quella laurea non sarebbe servita a nulla, che avreste gravitato per sempre nelle vostre stanzette e sui conti di mamma e papĆ . Forse la vostra generazione era vittima di un sortilegio.

ā€œAllora? Ci andiamo o no al mare?ā€.

Ah, giusto.Ā 

ā€œCredo di aver sognato la tua lingua nella mia bocca in riva al mareā€.Ā 

Invio. Ma sƬ, chissenefrega. ƈ solo un messaggio. Ne scrivi, quanti? Mille al giorno?

ā€œNon ardivo a sperare tantoā€.

Una volta vi eravate incrociati in libreria. Lui era giĆ  un tipo sexy, alternativo, con la kefiah al collo e aveva fatto impazzire un paio di tue amiche che lo spiavano quando prendeva il vostro treno per andare a scuola. Tu eri un mostro adolescente avvolto in abiti maschili, i capelli cortissimi, grasso ovunque. C’era un’ultima copia dello Zarathustra di Nietzsche e lui te l’aveva data dicendo una frase tipo “non potrei mai rubare un libro a una ragazza”. Quanti anni erano passati? Venti, almeno.Ā 

ā€œPerĆ² la metterei volentieri la lingua nella tua boccaā€Ā ā€œE probabilmente non solo lƬā€Ā ā€œE non per forza al mareā€.

Fine della colazione. Ti sei alzata di scatto, hai aperto la finestra, dato da mangiare al gatto, ti sei infilata una maglietta che usi da troppi giorni. Lo specchio ti restituisce spettinata, con gli occhi ancora appiccicati e l’aria vagamente idiota. Lo guardi meglio. Non c’ĆØ traccia di un senso di colpa, nĆ© per quella vampata calda fra le cosce, nĆ© per aver pensato in un secondo che in fondo vi separano circa 15 kilometri e magari fate perfino la spesa nello stesso supermercato.

Vorresti poter dare un pugno alla donna nello specchio. Dirle “Che cazzo fai? 35 anni di femminismo e solidi principi e dopo qualche mese chiusa in casa scoperesti con un mezzo sconosciuto in un parcheggio?”. Ma allo stesso tempo vorresti abbracciare fortissimo la ragazzina di quarta superiore e poterle dire di stare tranquilla, perchĆ© il tempo passerĆ  e in qualche modo sarĆ  ripagata di tutto quello sentirsi sbagliata e no, non perchĆ© un tizio qualsiasi che allora nemmeno conosceva il tuo nome ora infilerebbe la sua lingua da qualche parte nel bel mezzo di una pandemia surreale, cioĆØ, sƬ, un po’ anche per quello. PerchĆ© forse nel mezzo di una pandemia la gente scriverebbe qualsiasi cosa, che poi tanto mica ĆØ vero niente. Lavati la faccia, piccola stupida.

La montagna dei temi storici di 3A ĆØ ancora discretamente alta, il tavolo ĆØ un campo minato di caffĆØ e sono troppi giorni che non ti pettini i capelli.

Ci sono piccoli momenti di luciditƠ nella vita in cui davanti a te sembrano aprirsi una sventagliata di strade non battute, ancora possibili da setacciare. Amori, scopate, cene in riva al mare, un nuovo lavoro, una cittƠ inesplorata. E per un attimo torni a sentirti quasi giovane, quasi felice, quasi viva. Immagini si provi qualcosa del genere quando si sta per spiccare il volo, ma, ti viene da ridere forte, perchƩ tu hai sempre creduto che nemmeno se fossi stata un uccello avresti avuto le ali.

Blocca contatto.Ā 

E che ti vada di traverso la tua stessa lingua, a te e alla tua Ritmo.

“Ehi amore lontanissimoā€¦ Ti ho scritto perchĆ© volevo dirti che non ci vediamo da 48 giorni e sono triste”

“Dai, che l’avvocato prima o poi ci libera. E poi tanto tu sei bella anche se non ridi”

 

* citazione da “Vorrei”, Roberto Vecchioni