Mani da origami

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L’esperimento ha avuto un grande successo, e io sono diventato tutto quello che Cantora mi ha promesso. I brand mi cercano per collaborazioni e sponsorizzazioni, mentre Maia ha aperto un canale Youtube dove insegna a fare origami.

L’uccello che mi ha regalato dopo il nostro primo appuntamento è ancora posato su una mensola di casa mia, vicino ad alcuni libri che ho tradotto. Non lo vedo spesso, però. Ho scelto di viaggiare, creando contenuti in grado di trasmettere storie ed emozioni. Questo, almeno, è ciò che dice il mio sito ufficiale.
Lo scorso ottobre sono stato nel New England, sponsorizzato da un marchio svedese di accessori da viaggio. La tappa finale del mio itinerario era Boston, dove avrei preso un aereo per tornare a Milano. Avevo cinque giorni a disposizione, quindi ho fatto due gite a Nantucket e Martha’s Vinyard, ho visitato il centro della città e il campus di Harvard. Un pomeriggio, nei pressi del MIT, ho incrociato lo sguardo con un uomo che stava sdraiato a lato del marciapiede, riverso su un materasso di cartoni. Era magro, vestito con una maglietta rosa e un paio di pantaloni di acetato. L’espressione accigliata lo rendeva più vecchio di quanto non fosse, scavandogli dei solchi neri sul viso. Ha teso una mano verso di me, il palmo rovesciato all’insù, gli occhi improvvisamente speranzosi sotto una ciocca di capelli unti.
Per un istante mi sono guardato attorno. Poi ho tirato dritto e me ne sono andato.

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